di Anna Fini

 

Tutte le città e i paesi racchiudono nelle intitolazioni delle loro strade, dei loro parchi e dei loro edifici, un tesoro di informazioni, poiché ogni nome e ogni luogo ha un storia.
Scoprire l’origine delle denominazioni mette in contatto ognuno di noi col territorio, rinforzandone i legami; ci fa posizionare i luoghi e i personaggi nel contesto culturale del nostro paese e fa collegare le storie di vita ed eventi locali con la storia collettiva italiana.
Le pagine che seguono cercheranno di far conoscere la toponomastica con la quale il Comune di San Giorgio di Piano ha voluto mantenere viva la memoria storica della Resistenza e della Lotta di Liberazione. Poiché la Resistenza italiana affonda le sue radici nell’antifascismo, sviluppatosi dai primi anni Venti del Novecento, l’appendice di questo lavoro raccoglie le intitolazioni dedicate agli antifascisti locali e nazionali, che hanno fatto ferma opposizione al regime, dal suo iniziale apparire con le aggressioni di stampo squadrista sino alla lotta di Liberazione vera e propria.
Se riusciremo a conoscere le varie intitolazioni, le strade diventeranno una storia narrante, e percorrendo le vie, tra i palazzi e i parchi del nostro Comune, potremo sollevare lo sguardo sapendo chi e cosa c’è dietro ai nomi incisi sulle targhe.

Bandiera (via Irma)

Da Via Papa Giovanni XXIII° a Via Don G. Minzoni (Delibera consigliare 9 gennaio 1976), Capoluogo

Irma Bandiera (Bologna, 1915 – 1944), partigiana decorata medaglia d’oro al Valor militare alla memoria. Partigiana nella 7ª Brigata GAP di Bologna Garibaldi “Gianni”, col nome di battaglia “Mimma”, si contraddistinse per il ruolo coraggioso di staffetta partigiana.
Catturata dalle SS tedesche a Funo, fu dapprima rinchiusa nelle ex scuole di San Giorgio di Piano quindi trasferita a Bologna, dove subì atroci torture senza rivelare i nomi dei suoi compagni. Il suo corpo venne ritrovato il 14 agosto a Bologna, nei pressi della sua abitazione, in una via che ora porta il suo nome.

Battaglia (Scuola comunale dell’infanzia, Aurora)

In via A. Grandi – Inaugurata nel dicembre 1971, Capoluogo

Aurora Battaglia (Argelato, 1935 – San Giorgio di Piano, 1945) era una bambina di 9 anni quando venne uccisa, il 21 Aprile 1945, insieme alla madre ed altre 6 persone.
L’eccidio avvenne nel cortile della casa colonica dei nonni materni Dardi a San Giorgio di Piano e fu compiuto da un gruppo di soldati tedeschi in ritirata, che per rappresaglia vollero vendicare la morte di un soldato tedesco. Venne riconosciuta partigiana nella 2ª Brigata Garibaldi “Paolo”.

Boves (via)

Da Via Fosse Ardeatine a Via Cassino (Delibera Consigliare 23 settembre 1971), Capoluogo

Boves è una cittadina piemontese in provincia di Cuneo, dove avvenne la prima strage tedesca dopo l’armistizio. Il 19 settembre 1943 una rappresaglia delle SS tedesche lasciò sul terreno 24 morti e bruciò 350 case; pochi mesi dopo, tra il dicembre del 1943 ed il gennaio del 1944, il paese venne nuovamente bruciato e vennero massacrate 59 persone tra civili e partigiani. Boves, Città martire, fu insignita nel 1961 della medaglia d’oro al Valor civile e nel 1963 della medaglia d’oro al Valor militare.

Buozzi (via Bruno)

Da Rotonda C. Gruppioni a Via A. Grandi (Delibera consigliare 15 dicembre 1970), Capoluogo

Bruno Buozzi (Pontelagoscuro, Ferrara, 1881 – Roma, 1944) fu dirigente sindacalista tra i più autorevoli della prima metà del Novecento e deputato socialista dal 1920 al 1926. Perseguitato dal regime fascista, fu costretto a fuggire in Francia dove si occupò della difesa dei diritti dei lavoratori italiani all’estero e dove fece attiva opera antifascista.
Fu catturato dai tedeschi nel 1942 e consegnato all’Italia; dal 25 luglio del 1943 fu attivo nella Resistenza e nel mondo sindacale. Bruno Buozzi fu arrestato e fucilato dai tedeschi in fuga da Roma, in località la Storta sulla via Cassia.

Cacciari (via Adelmo)

Da Via E. Pirotti a Via Fosse Ardeatine (Delibera consigliare 15 settembre 1961), Capoluogo

Adelio Cacciari (Castello d’Argile 1917 – Cavezzo, Modena, 1945), partigiano, militò nel Battaglione Tolomelli della 2ª Brigata Garibaldi “Paolo” e operò a San Pietro in Casale. Catturato in un rastrellamento, fu incarcerato a San Giovanni in Persiceto dal 15 al 21 aprile 1945, e con altri partigiani prigionieri fu trascinato fino a Cavezzo (MO), dove tutto il gruppo di patrioti, il giorno successivo, venne trucidato sull’aia di un rustico.

Cassino (via)

Da Via Papa Giovanni XXIII° a Via Don G. Minzoni (Delibera consigliare 13 marzo 1972), Capoluogo

Nella città laziale di Cassino si svolsero, tra gennaio e maggio del 1944, quattro battaglie, tra le più importanti della seconda guerra mondiale. A Cassino, che si trovava nel lato nord della linea Gustav, (linea che tagliava l’Italia dal Tirreno all’Adriatico), erano attestati i tedeschi che controllavano le vie d’accesso verso Roma; a Sud, invece, c’erano le truppe alleate intenzionate a risalire la penisola. La città fu letteralmente rasa al suolo dai bombardamenti; il 15 febbraio 1944 l’abbazia, antico monastero Benedettino, fu pesantemente bombardata. Gli alleati, credendola una postazione strategica occupata dai tedeschi, la bombardarono uccidendo la popolazione che vi si era rifugiata. Le opere d’arte contenute nell’abbazia furono trasferite a Roma dai tedeschi prima del bombardamento, ma molte scomparvero nel tragitto.

Candini (via coniugi Pio e Gina)

Da Via Don G. Minzoni a Via Don G. Minzoni (Delibera di Giunta comunale del 31 ottobre 2005), Capoluogo

Durante la Seconda guerra mondiale, i coniugi Pio Candini e Gina Marchesini salvarono, tra gli altri, una famiglia di origine ebraica. Nella loro casa di Cinquanta (frazione di San Giorgio di Piano) per un anno e mezzo offrirono rifugio alla famiglia Cuomo. Per questo loro gesto sono stati insigniti il 14 giugno 1998 del titolo di “Giusti tra le Nazioni“ dallo Yad Vashem, l’istituto per la memoria della Shoah di Gerusalemme.

Coventry (via)

Da Via 2 Agosto 1980 a Via Stiatico (Delibera consigliare 13 marzo 1972), frazione Stiatico

La cittadina inglese di Coventry subì diversi attacchi aerei da parte dell’aviazione tedesca (Lufwaffe). L’incursione più famosa e tragica avvenne dalla sera del 14 novembre 1940 quando la città venne bombardata ripetutamente sino al mattino successivo. Il bombardamento a tappeto della città è ricordato come uno degli eventi più tragici della Seconda guerra mondiale, e contò la morte di 1236 persone con migliaia di feriti e tantissime le case, industrie e edifici pubblici distrutti.

Cuneo (via)

Da via 2 Agosto 1980 alla campagna (Delibera consigliare 3 settembre 1979), frazione Stiatico

La città piemontese di Cuneo, con le sue valli, fu dal 1943 al 1945 uno dei maggiori centri della Resistenza: promosse, organizzò e sostenne la guerra partigiana sia nelle montagne che nelle pianure della provincia, con il sacrificio di migliaia di caduti, feriti e deportati. La città di Cuneo è stata insignita, il 1° agosto 1947, della Medaglia d’oro al Valor militare, per i sacrifici della sua popolazione e per la sua attività nella lotta partigiana.

Curiel (via Eugenio)

Da via Cassino a Via G. Baroni (Delibera consigliare 9 luglio 1992), Capoluogo

Eugenio Curiel (Trieste, 1912 – Milano, 1945), fisico, docente universitario e Medaglia d’oro al Valor militare alla Memoria. Di famiglia ebrea, in seguito alle leggi razziali fu costretto a lasciare l’insegnamento, e per il suo impegno antifascista fu incarcerato ed esiliato nell’isola di Ventotene. Liberato nell’agosto del 1943 dal governo Badoglio, si impegnò, in Veneto e a Milano, nella lotta armata contro il fascismo e nell’organizzazione dei giovani nel “Fronte della gioventù” per la libertà del popolo. Nel febbraio del 1945 fu ucciso in un agguato tesogli dai nazifascisti.

Fariselli (via Luigi)

Da via A. Costa a via D. Gamberini (Delibera consigliare 15 settembre 1961), Capoluogo

Luigi Fariselli (Bentivoglio, 1891 – Argelato, 1944), partigiano, padre di 10 figli e militante socialista. Partecipò all’attività del battaglione Tampellini della 2ª Brigata Garibaldi “Paolo” e operò a San Giorgio di Piano. Venne arrestato la sera del 9 agosto 1944 e senza alcun processo fu condotto nello stesso giorno sulle macerie della Casa del Fascio di Argelato, semicrollata a causa di un attacco partigiano compiuto alle 3 del mattino e qui venne fucilato.

Fosse Ardeatine (via)

Da via G. Pascoli a via Don G. Minzoni (Delibera consigliare 26 settembre 1971), Capoluogo

Presso le cave di via Fosse Ardeatine a Roma il 24 marzo 1944 furono trucidate 335 persone (civili e militari italiani) dalle truppe di occupazione tedesche. Questo massacro fu compiuto come rappresaglia dopo un attentato partigiano, avvenuto a Roma il giorno precedente, dove erano morti 33 soldati dell’esercito tedesco. L’eccidio di Fosse Ardeatine, per l’alto numero delle vittime e per gli avvenimenti cruenti, divenne l’evento simbolo dell’occupazione tedesca a Roma.

Gruppioni (rotonda Cesarina)

Rotonda compresa tra le vie Matteotti, Buozzi, Gnudi e Forlani (Delibera di Giunta comunale 7 aprile 2015), Capoluogo

Cesarina Gruppioni (Bentivoglio, 1924 – 2014), patriota, fu attiva nel Battaglione Tampellini della 2ª Brigata Garibaldi “Paolo” e operò a San Giorgio di Piano. La madre e la sorella furono fucilate dai tedeschi alla vigilia della Liberazione, nell’eccidio di Casa Dardi. Dalla fine della guerra, Cesarina fu protagonista della storia politica, sociale e del volontariato nel Comune di San Giorgio di Piano, impegnandosi nell’UDI, nell’ANPI e partecipando all’organizzazione di visite d’istruzione dei ragazzi delle scuole sangiorgesi.

Lidice (via)

Da via 2 Agosto 1980 a via XXV Aprile (Delibera consigliare 13 marzo 1972), frazione Stiatico

La città di Lidice, attualmente nella Repubblica Ceca, durante la Seconda guerra mondiale apparteneva al protettorato di Boemia e Moravia del Terzo Reich. Lidice venne completamente distrutta il 10 luglio 1942 dagli occupanti tedeschi, come rappresaglia dopo un attentato delle forze partigiane ceche, nel quale era stato ucciso Reinhard Heydirich, ”Protettore del Reich”. L’ordine di distruzione totale dell’abitato e dell’uccisione di tutti gli uomini venne dato da Adolf Hitler in persona. Furono fucilati 192 uomini, deportate nei campi di concentramento 98 donne e confinati 99 bambini. Il paese, completamente raso al suolo e dato alle fiamme, scomparve dalle carte geografiche; nel 1949 nelle sue vicinanze venne ricostruito un nuovo paese.

Martiri (piazza dei)

Da via Libertà a via Giovanni XXIII (Delibera consigliare del 22 febbraio 1951), Capoluogo

Il Consiglio comunale di San Giorgio di Piano decise di ricordare e dedicare ai martiri della Liberazione la piazza prima denominata piazza di Porta Ferrarese.

Marzabotto (via)

Da Via A. Manzoni al parco della Pace (Delibera consigliare 12 marzo 1970), Capoluogo

La strage di Marzabotto, cittadina collinare in provincia di Bologna, è conosciuta anche col nome “Eccidio di Monte Sole”. Non si trattò di un unico massacro, ma un insieme di stragi compiute dalle truppe nazifasciste, tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944, nei territori di Marzabotto, Grizzana Morandi e Monzuno, paesi alle pendici di Monte Sole. Fu un rastrellamento di vaste proporzioni, diretto contro la formazione partigiana “Stella rossa”.
La strage di Marzabotto, con circa 1830 morti (tra cui famiglie intere e molti bambini), fu uno dei più gravi crimini di guerra contro la popolazione civile compiuti dalle forze armate tedesche e da fascisti italiani durante la Seconda guerra mondiale.

Masina (giardino pubblico, Cesare)

Giardino in prossimità della Chiesa parrocchiale di Cinquanta, frazione di San Giorgio di Piano (Delibera di Giunta comunale 4 agosto 2016), frazione Cinquanta

Cesare Masina (Cinquanta, San Giorgio di Piano 1909 – Bologna, 2002), attivo politicamente già prima della Seconda guerra mondiale, fu incarcerato dal Tribunale speciale fascista. Per tutto il periodo della lotta di Liberazione, fu uno dei dirigenti politici della Bassa bolognese con incarichi importanti di ufficiale di collegamento. Il 21 aprile 1945 fu nominato sindaco di Argelato dal Comitato di Liberazione nazionale e dal Governatore militare alleato.

Mignani (via Guido)

Da via Gherghenzano alla campagna (Delibera consigliare 6 dicembre 1979), frazione Gherghenzano

Guido Mignani (Argelato, 1921 – Pianoro, 1945), partigiano, militò nel Battaglione Tampellini della Brigata Garibaldi, e operò a San Giorgio di Piano. Fu arrestato all’inizio del marzo 1945 e incarcerato dapprima a San Giovanni in Persiceto e a Bologna in San Giovanni in Monte, dove venne poi consegnato al comando tedesco delle SS. Con ogni probabilità fu ucciso in un’esecuzione a Rastignano di Pianoro.

Montefiorino (via)

Da via Fosse Ardeatine a Via Cassino (Delibera Consigliare 10 novembre 1975), Capoluogo

La Repubblica partigiana di Montefiorino comprende un territorio che durante la Resistenza riuscì a liberarsi militarmente dall’occupazione nazifascista; dal 7 giugno al 1° agosto 1944 si proclamò indipendente e avviò un’esperienza di autogoverno democratico.
Il territorio era parte delle zone montane delle province di Modena e di Reggio Emilia, un’area di circa 1.200 chilometri quadrati e comprende gli attuali comuni di Montefiorino (dove venne posta la sede del governo), Frassinoro, Prignano sulla Secchia, Pelagano, Polinago, Toano, Villa Minozzo e Ligonchio.

Oradour (via)

Da via 2 Agosto 1980 a Via XXV Aprile (Delibera consigliare 13 marzo 1972), frazione Stiatico

Nella cittadina francese di Oradour, il pomeriggio del 10 giugno 1944 le SS commisero, come rappresaglia, un atroce crimine di guerra; nel massacro vennero trucidate 642 persone, uomini, donne e bambini e il paese venne dato alle fiamme. Alla fine della guerra, il governo francese decise che il villaggio non sarebbe mai più stato ricostruito e che sarebbe rimasto come museo all’aperto, in memoria delle sofferenze francesi sotto l’occupazione tedesca.

Ossola (via)

Da via Argelato alla campagna (Delibera consigliare 10 novembre 1975), Capoluogo

La valle d’Ossola comprende un’estesa vallata piemontese formata da 37 Comuni, con al centro la città di Domodossola. Il 10 settembre 1944 qui venne istituita la Repubblica partigiana dell’Ossola, che venne dichiarata terra libera dal dominio nazifascista.
Fu formato un governo provvisorio, composto da tutti i rappresentanti del Comitato di Liberazione nazionale, che riuscì ad affrontare i problemi dello stato di guerra e a dotarsi di un’organizzazione amministrativa ben articolata. Il 23 ottobre dello stesso anno, la controffensiva nazifascista provocò la caduta della Repubblica, dopo aspri giorni di combattimento.

Pirotti (via Enzo)

Da via A. Costa a via Argelato (Delibera consigliare 15 settembre 1961), Capoluogo

Enzo Pirotti (San Giorgio di Piano, 1924 – 1945), partigiano, militò nel Battaglione Tampellini della 2ª Brigata Garibaldi “Paolo” e operò a San Giorgio di Piano. Nella mattinata del 22 aprile 1945, mentre nell’abitato di San Giorgio entravano le avanguardie delle truppe alleate, Enzo Pirotti partì con una pattuglia all’inseguimento delle ultime retroguardie della Wehrmacht. Il gruppo si scontrò con un gruppo di soldati tedeschi nella località sangiorgese di Scodellara; nell’attacco Enzo Pirotti rimase ucciso.

Resistenza (parco della)

Parco pubblico tra via Rimembranza e via M. Melloni

La Resistenza è un vasto movimento di opposizione al nazifascismo, che si sviluppò in tutta Europa e anche in Italia con caratteristiche specifiche a partire dall’8 settembre 1943, con la stipula dell’armistizio con gli anglo-americani. Il movimento della Resistenza fu animato da forze politiche eterogenee tra loro, ma accomunate dal comune obiettivo della lotta di Liberazione del paese. Il parco pubblico venne inaugurato nel 1975, in occasione del trentennale della Liberazione con una cerimonia ufficiale, seduta solenne del Consiglio comunale di San Giorgio di Piano e consegna di medaglie ricordo ai partigiani.

Stalingrado (via)

Da Via E. Pirotti a via Ossola (Delibera consigliare 10 novembre 1975), Capoluogo

A Stalingrado, città russa ora chiamata Volgograd, si svolsero dall’estate del 1942 al febbraio del 1943 duri combattimenti tra i soldati dell’Armata rossa e le forze tedesche, italiane, rumene e ungheresi, per il controllo della regione strategica tra il Don e il Volga e dell’importante centro politico-economico di Stalingrado. Questa lunga battaglia segnò la prima grande sconfitta politico-militare della Germania e dei suoi alleati, e fu l’inizio dell’avanzata sovietica.

Stanghellini (via Athos)

Al termine di via Monsignor Franzoni (Delibera di Giunta comunale del 10 luglio 2007), Capoluogo

Athos Stanghellini (Castello d’Argile, 1925 – Gusen, Austria 1945), partigiano, militò nella brigata Tampellini della 2ª Brigata Garibaldi “Paolo” e combatté a San Giorgio di Piano. Nel dicembre del 1944 venne arrestato col padre e incarcerato a San Giovanni in Monte (Bologna); successivamente deportato, sempre col padre, nel campo di concentramento di Bolzano, quindi a Mauthausen (Austria) e, infine, nel campo di Gusen, dove morì nell’aprile del 1945.

Varsavia (via)

Da via 2 Agosto 1980 alla campagna (Delibera consigliare del 3 settembre 1979), frazione Stiatico

A Varsavia, capitale della Polonia, risiedeva la comunità ebraica più numerosa d’Europa.
Con l’occupazione tedesca della Polonia, a Varsavia venne istituito il ghetto, come luogo esclusivo di residenza coatta, con fortissime restrizioni delle comunicazioni postali e telefoniche e con razioni alimentari ridotte al minimo. All’alta mortalità per fame, malattie e maltrattamenti, si aggiunsero le deportazioni in massa per il campo di sterminio di Treblinka. Questi trasferimenti forzati della popolazione ebraica portarono, nel 1943, a una rivolta nel ghetto e alla sua distruzione dopo un mese di combattimenti.
Le vittime di Varsavia furono oltre 400.000, di cui circa 100.000 di stenti nel ghetto, 265.000 a Treblinka, 13.000 nel corso della rivolta e 42.000 nel campo di concentramento di Majdanet.

Vecchietti (parco pubblico, Felice)

Parco pubblico tra via E. Pirotti e Via Fosse Ardeatine, conosciuto anche come campo sportivo vecchio – Capoluogo

Felice Vecchietti (San Giorgio di Piano, 1902 – Bologna, 1980), antifascista ed esiliato politico nell’isola di Ventotene, venne nominato dal governatore militare alleato, all’indomani della Liberazione, a capo della Amministrazione comunale di San Giorgio di Piano. Nelle elezioni amministrative del 1946, venne eletto consigliere e nominato sindaco nella prima seduta del Consiglio comunale. Il parco pubblico fu affittato e successivamente acquistato dal Comune, per essere adibito al gioco del calcio, anche grazie a una donazione del Comitato di Liberazione nazionale di San Giorgio di Piano.

25 aprile (via)

Da via 2 Agosto 1980 a via dei Giudei, frazione Stiatico

Il 25 aprile è una festività civile della Repubblica italiana, scelta come simbolo della vittoria della Resistenza, della fine dell’occupazione tedesca in Italia, del regime fascista e termine della Seconda guerra mondiale. La data del 25 Aprile, già festeggiata dal 1946, viene stabilita ufficialmente nel 1949 e fu scelta convenzionalmente, perché fu il giorno della Liberazione della città di Milano a opera dei partigiani.

Vinca (via)

Da via 2 Agosto 1980 a via 25 aprile (Delibera consigliare 2 aprile 1973), frazione Stiatico

A Vinca, cittadina toscana in provincia di Massa Carrara, il 24 e il 27 agosto 1944 le truppe delle SS e militi fascisti uccisero 174 persone, in prevalenza donne, anziani e bambini. Le truppe nazifasciste bloccarono le vie d’accesso al villaggio, uccidendo gli abitanti, saccheggiando e bruciando le case, quindi cercarono e uccisero la popolazione che si era rifugiata nei boschi. La strage di Vinca rappresenta una delle pagine più nere della storia locale per le crudeltà inenarrabili commessi.

Volontari della Libertà (via)

Da via A. Costa a via G. Pascoli (Delibera consigliare 29 settembre 1947), Capoluogo

Nel secondo dopoguerra vennero cambiate alcune intitolazioni stradali. Via Fiume d’Italia fu sostituita dall’intitolazione ai Volontari della Libertà, “per ricordare persone e fatti che si ricollegano al movimento che ha portato alla Liberazione del paese”.

 

Appendice

Intitolazioni collegate a personaggi impegnati nella lotta antifascista.

Forlani (via Elmiro)

Da rotonda C. Gruppioni a via IV Novembre (Delibera consigliare del 15 dicembre 1967), Capoluogo

Elmiro Forlani (San Giorgio di Piano, 1882 – 1922) fu un militante socialista e venne ucciso in una scorribanda fascista. Nel maggio del 1922 i fascisti ferraresi in marcia verso Bologna per l’occupazione della città si scatenarono in vari atti vandalici: a Gherghenzano (frazione di San Giorgio di Piano), in località Ponte Rosso, tentarono d’incendiare la bottega di pizzicheria dei fratelli Forlani. Elmiro venne mortalmente ferito da colpi di rivoltella sparati dai fascisti ferraresi.

Gnudi (via Enio)

Da rotonda C. Gruppioni a via Centese (Delibera consigliare del 15 dicembre), Capoluogo

Enio Gnudi (San Giorgio di Piano, 1893 – Roma, 1949) è stato un politico, sindacalista e antifascista. Nel novembre del 1920 venne eletto sindaco di Bologna, ma nella seduta d’insediamento del Consiglio comunale un’irruzione armata di fascisti provocò degli scontri, noti come la “strage di Palazzo d’Accursio“. Il prefetto di Bologna sciolse il Consiglio comunale, nominando al suo posto un Commissario prefettizio. Enio Gnudi fu arrestato ripetutamente e costretto ad emigrare in Francia, dove continuò a seguire la vita politica italiana.

Gramsci (via Antonio)

Da piazza Trento Trieste a via IV Novembre (Delibera consigliare del 2 agosto 1947), Capoluogo – in precedenza chiamata via XXVIII Ottobre

Antonio Gramsci (Ales, Oristano, 1891 – Roma, 1937) è stato un politico, filosofo, giornalista, linguista e critico letterario. Nel 1921 fu tra i fondatori del Partito comunista e nel 1926 venne incarcerato dal regime fascista; scarcerato nel 1934 per le gravi condizioni di salute, fu ricoverato in una clinica dove passò gli ultimi anni di vita. È considerato uno dei più grandi pensatori del Ventesimo secolo.

Matteotti (via Giacomo)

Da piazza Trento Trieste alla rotonda C. Gruppioni (Delibera consigliare 29 settembre 1947), Capoluogo

Giacomo Matteotti (Fratta Polesine,Rovigo, 1885 – Roma, 1924) è stato politico, giornalista, antifascista, segretario del Partito socialista unitario e Deputato al Parlamento italiano, dal 1919. Fu rapito e assassinato da una squadra fascista a causa delle sue denunce di brogli elettorali nell’elezioni del 1924, delle accuse sulla corruzione del governo e delle violenze contro i cittadini e candidati elettorali non fascisti. Fu aggredito e rapito il 10 giugno 1924, e il suo corpo venne ritrovato solo due mesi dopo.

Minzoni (via Don Giovanni)

Da via Stalingrado a via I. Bandiera (Delibera consigliare del 9 gennaio 1976), Capoluogo

Don Giovanni Minzoni (Ravenna, 1885 – Argenta, Ferrara, 1923), sacerdote di Argenta, fu promotore di opere caritatevoli e diede vita ai primi nuclei del sindacalismo cattolico nella Bassa ferrarese. Don Giovanni Minzoni condannò la violenza squadrista, attirandosi ripetute minacce e rifiutando ogni collaborazione col fascismo dilagante. La sera del 23 agosto 1923, nei pressi della canonica, venne aggredito e ucciso a manganellate da alcuni squadristi facenti capo a Italo Balbo che, travolto dallo scandalo e dal vasto modo di indignazione, dovette dimettersi da Console della Milizia.

Schiassi (via Omero)

Da via Don Minzoni alla campagna (Delibera consigliare del 20 luglio 1977), Capoluogo

Omero Schiassi (San Giorgio di Piano, 1877 – Mytleford, Australia, 1956) fu militante e amministratore pubblico socialista, avvocato e difensore dei diritti dei lavoratori.
Fu costretto dai fascisti a cambiare spesso città, e infine, nel 1924, a emigrare in Australia, dove continuò l’impegno antifascista. Finita la guerra proseguì a dedicarsi alla tutela degli italiani in Australia, dove rimase fino alla morte. Nel 2008 le sue spoglie furono trasportate presso il cimitero di San Giorgio di Piano.

Talamini (via Giovanni)

Da via Gramsci a via Forlani (Delibera consigliare del 22 febbraio 1951), Capoluogo

Giovanni Talamini (Vodo di Cadore, 1877 – Bologna, 1919), socialista e organizzatore delle cooperative e leghe dei lavoratori di San Giorgio di Piano. Nel giugno del 1919 fu investito da un camion militare, guidato da una persona mai incriminata, che successivamente si rivelò come uno degli squadristi più violenti. Giovanni Talamini fu trasportato all’Ospedale Maggiore di Bologna, dove morì qualche giorno dopo.