Nell’estate 1944, l’organizzazione clandestina si è notevolmente rafforzata, con l’inserimento dei molti giovani che non aderiscono alla chiamata dell’esercito fascista. In luglio, si tiene una riunione generale presso il macero “Le Buche”, dove Lino Montanari, responsabile politico delle Sap dei 14 Comuni della Bassa
bolognese, illustra il significato dell’organizzazione militare e chiede l’adesione dei giovani presenti.
Viene deciso che solo un piccolo nucleo rimane al Fronte della gioventù, per continuarne l’attività. Nella stessa riunione, Luigi Lorenzoni viene designato presidente del Comitato di Liberazione nazionale di San Giorgio. A Luigi Crescimbeni viene affidato il compito di prendere contatto con Renato Tampellini, per assumere la responsabilità militare.

Nel dicembre 1944, nel Comune di Galliera si tiene una riunione presieduta da Giorgio Malaguti, dove sono presenti Giorgio Galetti e Arleziano Testoni per Galliera; Marcello Zanetti ed Enzo Biondi per San Pietro in Casale; Luigi Crescimbeni e Ivano Montanari per San Giorgio. L’organizzazione militare della pianura si perfeziona: nasce la 2ª Brigata Garibaldi “Paolo” , dedicata a Giovanni Martini, nome di battaglia “Paolo”, tra i fondatori e vicecomandante della 7ª Brigata Gap Garibaldi “Gianni”, fucilato il 14 dicembre 1944, dopo essere stato a lungo torturato dalle Brigate nere nella caserma di via Borgolocchi a Bologna.
Con la nascita della brigata, si costituiscono contemporaneamente i relativi battaglioni e compagnie. A San Giorgio, il battaglione viene dedicato alla memoria di Renato Tampellini, “Sandalo”, comandante partigiano fucilato dalle Brigate nere il 9 ottobre 1944, nel corso di un rastrellamento a Funo di Argelato. La compagnia porta il nome del partigiano Luigi Fariselli, fucilato insieme ad altre sei persone tra le rovine della Casa del fascio di Argelato, fatta saltare nella notte tra l’8 e il 9 agosto 1944.

Alle 10 del mattino del 22 aprile 1945, le armate alleate arrivano da Sud a San Giorgio di Piano, accolte dai partigiani e dalla popolazione festante, ma nei giorni felici della Liberazione del territorio bolognese, la ritirata dell’esercito tedesco verso Nord-Est, lungo la strada che da Bologna porta al fiume Po, è contrassegnata da tragici avvenimenti che non risparmiano la popolazione civile. Bologna è già libera, ma a San Giorgio di
Piano il 21 aprile 1945 la guerra continua e molti sono i cittadini, donne, bambini e uomini, che muoiono nei giorni della Liberazione.

Il loro sacrificio è testimoniato nella lapide del ricordo per la Libertà, che elenca tutti i caduti della Lotta di Liberazione: «Sono morti per tutti, perché si possa fare della vita una cosa vera».

In occasione del sessantesimo anniversario dell’insurrezione, l’Associazione nazionale partigiani d’Italia, sezione di San Giorgio di Piano, dona il gagliardetto del Battaglione Tampellini al Comune, con questa motivazione:

«Questa bandiera porta il nome di un giovane caduto partigiano. È stata confezionata da una ragazza sangiorgese dei Gruppi di difesa della donna nell’inverno 1944-’45. Nel 60° anniversario della vittoriosa Lotta di Liberazione dal Nazi-fascismo, viene consegnata al Comune di San Giorgio di Piano per la continuità della difesa degli ideali di pace, libertà, giustizia sociale, fondamenta della nostra Repubblica nata dalla Resistenza».
25 aprile 2005
Associazione Nazionale Partigiani d’Italia
San Giorgio di Piano

 

Gruppo di giovani nella piazza principale di San Giorgio di Piano, presumibilmete negli anni Quaranta.
Molti di loro sono attivi nel Fronte della gioventù.
Da sinistra: il 2° in piedi Renato Tampellini, fucilato il 9 ottobre 1944, a suo nome viene intitolato il Battaglione di San Giorgio di Piano; il 6° in piedi Enzo Pirotti.
La foto è tratta dal libro di Luigi Arbizzani Antifascismo e lotta di liberazione nel bolognese, Comune per Comune, Anpi Bologna, 1998.

 

Il partigiano Luigi Crescimbeni consegna il gagliardetto del Battaglione Tampellini al sindaco Valerio Gualandi.
Foto di Massimo Stefani