Il 28 gennaio 2006, nell’ambito delle celebrazioni della Giornata della Memoria, con la presenza dei figli Irma e Romano, di Eugenio Cuomo e dei rappresentanti delle amministrazioni comunali di San Giorgio di Piano e Argelato, si è svolta la cerimonia di intitolazione di una strada comunale ai coniugi Gina Marchesi e Pio Candini. La strada è collocata in una recente lottizzazione residenziale, che si trova nelle adiacenze del Centro sportivo comunale, laterale di via Don Minzoni.

All’indomani dell’8 settembre 1943, il Capitano dell’Esercito italiano Vittorio Cuomo, che risiedeva a Cento di Ferrara con il figlio Eugenio di quattro anni e la moglie Luisa Lebedkin (nata a San Gallo, in Svizzera da una famiglia ebrea lituana, trasferitasi lì da Slonim, oggi Bielorussia, a seguito della partecipazione del padre Yossef a uno dei primi Congressi sionisti) gettò la divisa per non aderire alla Repubblica di Salò.

I tedeschi gli offrirono di vestire nuovamente la divisa italiana, per ricoprire l’incarico di traduttore per i lavoratori forzati italiani impegnati a riattivare le linee ferroviarie bombardate dagli Alleati. Trovandosi in grave pericolo, poiché era ricercato dai repubblichini, con moglie e figlio che rischiavano la deportazione perché Ebrei, Cuomo accettò l’incarico. È probabile che la sua posizione all’interno di un ufficio tedesco gli permise di falsificare i documenti per sé, la moglie e il figlio (E. Cuomo, 2015, pag. 27).

Non sentendosi più al sicuro a Cento, i Cuomo si spostarono di paese in paese: da Cento a San Giovanni in Persiceto, poi a Poggio Renatico, Galliera, San Giorgio di Piano, per trovare infine rifugio a Cinquanta, una frazione di San Giorgio di Piano (Bo), in via Casale 19, nella casa colonica di Pio e Gina Candini. Con l’aiuto di Candini, Vittorio Cuomo costruì una baracca di legno riscaldata da una stufa, dato che in casa oltre alla famiglia Candini e altri famigliari erano presenti anche altri tre rifugiati, degli antifascisti fuggiti dal carcere dopo un bombardamento.
I Cuomo rimasero a Cinquanta fino al 1945, protetti dai Candini, che condivisero con loro il cibo, per lo più pane, prosciutto e polenta, mentre i bambini, Romano e Eugenio divennero compagni di gioco. Come ricorda Eugenio, i Candini non chiesero mai nulla in cambio e li accolsero senza sapere chi fossero. Scegliendo di ospitare la famiglia.

Cuomo e i Candini si esposero a gravi rischi, inoltre, nell’inverno del 1945, in prossimità della casa si accampò un battaglione della Wermacht in ritirata verso Nord.
Preoccupato per la situazione, in cambio del suo orologio da tasca, Vittorio recuperò da un soldato tedesco il suo cavallo, che gli era stato sequestrato. Con quello e un carretto, lasciò la casa dei Candini, Cinquanta, che riteneva poco sicura e partì alla volta di Bologna, dove la famiglia si rifugiò in una casa in viale Audinot, dove rimase fino alla Liberazione. Dopo la guerra la famiglia rimase a Bologna, dove Eugenio frequentò e si diplomò al Liceo Luigi Galvani e si iscrisse all’università.

Nel 1963, appena laureato in Giurisprudenza, Eugenio Cuomo si trasferì in Israele dove divenne docente di Diritto, poi direttore della Biblioteca della Facoltà di Giurisprudenza a Gerusalemme e nel 1966 fu raggiunto dai genitori che morirono in Israele, Vittorio Cuomo nel 1972 e Luisa nel 1996.
Nonostante non si fossero più incontrati dall’inverno del 1945, i Cuomo avevano mantenuto memoria della generosità dei loro salvatori e nel 1994, Eugenio Cuomo, in Italia per un congresso, andò a cercarli a Cinquanta, ritrovando la casa dove era vissuto fino a cinque anni e mezzo, ma non i Candini che, come seppe in seguito, si erano trasferiti in un paese vicino, Funo di Argelato (Bo). Ritornato in Italia nel 1998, riuscì a rintracciarli con l’aiuto dell’amico e compagno di studi al Liceo Galvani, Mauro Tagliani, e poté riabbracciare Romano e i suoi genitori, Pio e Gina.
Pio Candini, all’epoca novantaduenne, rispose con semplicità al ringraziamento di Eugenio, dicendo “Quando le persone hanno fame, gli si dà da mangiare” (E. Cuomo, 2015, pag. 59). Tornato in Israele, Eugenio Cuomo avviò la procedura di riconoscimento all’istituto israeliano Yad Vashem per Pio e Gina Candini quali Giusti tra le Nazioni, che giunse a luglio 1998, in tempo per essere comunicata a Pio prima della sua morte avvenuta il primo novembre. L’onorificenza fu invece consegnata a Gina l’11 novembre, nel corso di una cerimonia all’Ospedale di Bentivoglio dove era ricoverata.

Anche dopo la morte di Gina, il rapporto tra Eugenio Cuomo e i Candini è continuato, con una consuetudine di visite a Romano Candini e a sua moglie Edera. Il 27 gennaio 2005 i Consigli comunali di San Giorgio di Piano e Argelato, in seduta congiunta, hanno onorato Pio e Gina Candini e il 28 gennaio 2006 si è svolta la cerimonia dell’intitolazione di una strada comunale a San Giorgio di Piano: “Via Coniugi Candini Pio e Marchesi Gina, Giusti tra le Nazioni”, alla presenza dei figli Irma e Romano e di Eugenio Cuomo.

tratto dal portale http://giustiemiliaromagna.it

Bibliografia
L. Nigro, “Gina sul muro dei Giusti per la sua Schindler’s list”, La Repubblica, 12 novembre 1998
I. Gutman, B. Rivlin, I Giusti d’Italia, Mondadori 2006, p. 83 (ed. it. a cura di L. Picciotto)
Il Sangiorgese, Anno XXIV, n. 1, gennaio 2006
Eugenio I. Cuomo, Una vita qualunque, La Nottola 2015.
Intervista di E. Cussini a Eugenio I. Cuomo e a Edera e Romano Candini, dicembre 2017.

 

17.1 Una storia straordinaria

di Izhac Cuomo

Candini Gina (nata Marchesi) e Candini Pio. Nel paese di Cinquanta, frazione di San Giorgio di Piano a circa quindici chilometri da Bologna, Pio e Gina Candini salvarono la vita alla famiglia Cuomo, offrendo loro rifugio per un anno e mezzo. Il capitano Vittorio Cuomo, nato a Napoli, aveva rifiutato di servire la Repubblica sociale italiana e gettato la sua divisa, la moglie, Luisa Lebdkin, nata in Svizzera, era ebrea, sicché ambedue erano costretti alla clandestinità, assieme al loro figlioletto, Eugenio Isaac (poi “Bubi”), nato a Napoli nel 1939.
Fu concesso loro l’uso della stalla per scaldarsi e del fienile per nascondersi in caso di retate tedesche. Vittorio e sua moglie in cambio del cibo e dell’alloggio davano una mano nei campi. Vivevano nella casa colonica anche altri membri della famiglia Candini, che aveva generosamente accolto la famiglia perseguitata malgrado che, a trecento metri di distanza, vi fosse una postazione militare tedesca. I Cuomo e i Candini persero i contatti fino a che, cinquant’anni dopo, Eugenio Izhac, ora in Israele, ritornò al paese della sua infanzia. Sebbene fosse stato allora molto giovane, i suoi ricordi erano nitidi e fu felice di incontrare di nuovo i suoi salvatori.
Il 14 giugno del 1998, l’istituto israeliano Yad Vashem ha riconosciuto Pio Candini e Gina Candini (nata Marchesi) come Giusti tra le Nazioni. Dossier 1457.

da I. Gutman – B. Rivlin, I Giusti d’Italia. I non ebrei che salvarono gli ebrei. 1943- 1945, ed. italiana a cura di L. Picciotto, Mondadori, 2006.