9.1 Eccidio di Sabbiuno del Monte di Paderno

Il 5 dicembre 1944 i tedeschi e i fascisti – su indicazione di alcune spie, che avevano militato nelle brigate partigiane – operarono due grandi rastrellamenti ad Anzola Emilia e Amola di Piano (San Giovanni in Persiceto).
Oltre 200 persone, ma pare addirittura di più, furono portate nelle sedi delle SS tedesche a Bologna e, dopo gli interrogatori, nel carcere di San Giovanni in Monte, dove si trovavano già centinaia di detenuti. Altri ancora si aggiunsero nei giorni successivi. Non si conoscono le decisioni prese da tedeschi e fascisti, ma pare che le cose si siano svolte così. I partigiani la cui identità e attività erano certi – per la delazione delle spie – furono portati a Sabbiuno di Paderno, sulla collina a Sud della città, e uccisi in massa.
I corpi rotolarono lungo i fianchi della collina verso il Reno. L’eccidio fu compiuto in due tempi: il 14 e il 23 dicembre 1944. Su Il Resto del Carlino fu genericamente annunciata la fucilazione del 14 e ignorata la seconda. Numerosi rastrellati furono deportati a Mauthausen (Austria) e a Gries (Bolzano), mentre altri ancora, donne e anziani, liberati. Il numero esatto delle vittime non è certo, perché i resti di molti potrebbero essere rimasti sepolti nei calanchi, mentre alcuni partigiani dati per morti a Sabbiuno di Paderno pare siano stati uccisi a San Ruffillo, e viceversa. Nel gruppo dei caduti – in massima parte catturati nei rastrellamenti di Anzola Emilia e San Giovanni in Persiceto – vi sono persone arrestate in altre località del Bolognese. Da un saggio di Alberto Preti, risulta che a Sabbiuno furono sicuramente trucidate 58 persone, quasi tutti partigiani. Dopo la guerra, per alcuni le famiglie non richiesero il riconoscimento. Tra i morti vi era anche un ebreo (Leo Kocker), catturato a Castelfranco Emilia (Mo).

Questi i caduti:
Albano Alberghini, Roberto Alberghini, Gino Alberti, Augusto Baiesi, Felice Bagnoli, Goffredo Bandiera, Efrem Benati, Ernesto Bisi, Ivo Bonasoni, Nino Bonfiglioli, Valerio Bongiovanni, Francesco Bova Conti, Luigi Brenti, Emilio Bussolari, Sergio Casarini, Dino Cevenini, Albano Cocchi, Bruno Corazza, Gherardo Cotti, Mario Cotti, Aroldo Cristofori, Gaetano Dall’Olio, Dante Drusiani, Adolfo Fantini, Mario Ferrari, Renato Ferrari, Vincenzo Florini, Guido Forni, Ermes Fossi, Giancarlo Gabrielli, Umberto Galletti, Giovanni Gandolfi, Danilo Gazzani, Renato Gelati, Leo Kocker, Adolfo Magli, Alcide Manfredi, Olver Manfredi, Armando Martinelli, Giuseppe Martinelli, Rando Muratori, Dario Nadalini, Augusto Nanni, Tiziano Pedrini, Adelmo Piazzi, Emilio Rimondi, Dante Serra, Luciano Serra, Cesare Stoppazzini, Anselmo Strazzari, Vincenzo Toffano, Aldo Toselli, Dino Toselli, Pierino Turrini, Ettore Vanti, Elio Zambelli, Aldo Zanetti, Umberto Zucchini. In questo elenco non figurano Enrico Bazzani, Otello Bergonzini, Florino Manfredini e Renzo Sola, i cui nomi sono stati incisi per errore nel monumento che ricorda l’eccidio. I quattro sono stati uccisi a San Ruffillo.
(Nazario Sauro Onofri)

9.2 Il Memoriale

Il Memoriale di Sabbiuno è oggi un suggestivo luogo di ricordo. Il 2 giugno 1973, ventinove anni dopo le fucilazioni e, significativamente, nel ventisettesimo anniversario della proclamazione della Repubblica nata dalla Resistenza, fu inaugurato il monumento ai caduti, realizzato dagli architetti del Gruppo “Città Nuova” (Letizia Gelli Mazzucato, Umberto Maccaferri e Giampaolo Mazzucato). L’opera rientra fra gli insiemi monumentali più importanti della Resistenza bolognese, e segna il prevalere di uno “spazio celebrativo e anche partecipativo” sul monumento inteso in senso tradizionale.
Il memoriale – gestito dal Comitato per le onoranze ai caduti di Sabbiuno – sottolinea i luoghi con segni tangibili, che permettono ai visitatori di rivivere quei tragici eventi.
Collocato sul crinale tra Reno e Savena, offre, per la sua posizione dominante, ampie vedute panoramiche sulle due vallate. Un’aula a fianco del monumento ospita una mostra fotografica e uno spazio dedicato ad attività didattiche per le scuole.

9.3 Un caduto sangiorgese

Bandiera Goffredo, da Amedeo e Luigia Bonazzi; nato il 25/7/1917 a Bentivoglio. Nel 1943 residente a San Giorgio di Piano. Commerciante. Durante la Rsi fece l’autista per il questore di Bologna. Il 9/12/44 fu arrestato e associato alle carceri di San Giovanni in Monte. Da un rapporto della polizia fascista, risulta che fosse un informatore della 7ª Brigata GAP Garibaldi “Gianni”. Il 23/12/1944 fu prelevato dalle SS tedesche, trasferito con altri detenuti a Sabbiuno di Paderno e fucilato. Secondo l’anagrafe del Comune di residenza, sarebbe stato fucilato il 24/12. Non è stata reperita la pratica per il riconoscimento partigiano.

9.4 Il Comitato per le celebrazioni

L’1 gennaio 1946, in accordo tra vari Comuni del Bolognese, venne istituito il Comitato per le onoranze ai Caduti di Sabbiuno, incaricato di conservare vivo il ricordo dell’avvenimento e di occuparsi della gestione del cippo funerario posto a commemorazione delle vittime, come memento della strage.
Oggi il Comitato, con sede presso la Casa dell’Angelo (Quartiere Santo Stefano, Bologna) in via San Mamolo, non solo si occupa dell’organizzazione della commemorazione annuale celebrata a Sabbiuno, ma anche della gestione di altri eventi e iniziative legati alla Resistenza.
Il Comitato – a cui fanno parte le associazioni di partigiani, combattentistiche e perseguitati politici – è presieduto a turno dai sindaci di Anzola dell’Emilia, Bazzano, Bologna, Budrio, Calderara di Reno, Casalecchio di Reno, Crespellano, Granarolo dell’Emilia, Marzabotto, Monteveglio, Pianoro, Sala Bolognese, San Giorgio di Piano, San Giovanni in Persiceto, San Lazzaro di Savena, Sasso Marconi e Zola Predosa.
Anche il Comune di San Giorgio fa parte del Comitato per onorare i caduti di Sabbiuno, e tra il 2015 e il 2017, periodo di presidenza, ha curato, assieme alla locale sezioni Anpi, l’organizzazione delle iniziative. Nel 2017 il testimone è poi passato all’amministrazione di San Giovanni in Persiceto.

Bibliografia
Comune di Bologna, Quartiere Colli, Monumento ai 100 partigiani che furono fucilati a Sabbiuno nei giorni dal 14 al 23 dicembre 1944, Bologna.
A. Preti, Sabbiuno di Paderno. Dicembre 1944.
A. Preti, Sabbiuno, dicembre 1944 i rastrellamenti, gli arresti, le fucilazioni, in “I Quaderni di Resistenza oggi”, supplemento al n.5 del 2004 di “Resistenza oggi”, pp.113-5.

Il Campo di Fossoli e il Museo del deportato

Tra le attività dell’Anpi, c’è anche quella di approfondire i temi legati alla Shoah. In occasione della Giornata della Memoria del 2018, un gruppo di sangiorgesi ha visitato (il 4 febbraio 2018) il Campo di Fossoli, a circa sei chilometri da Carpi, in provincia di Modena, e il Museo Monumento al Deportato, sempre a Carpi.
Costruito nel 1942 dal Regio Esercito per imprigionare i militari nemici, alla fine del 1943 è trasformato dalla Rsi in Campo di concentramento per ebrei. Dal marzo del 1944 diventa campo poliziesco e di transito (Polizei und Durchgangslager), utilizzato dalle SS come anticamera dei lager nazisti. I circa cinquemila internati politici e razziali che vi passarono ebbero come destinazioni i campi di Auschwitz-Birkenau, Mauthausen, Dachau, Buchenwald, Flossenburg e Ravensbrück.
Il Museo Monumento al Deportato – collocato al piano terra del Palazzo dei Pio, nel centro storico della città di Carpi – è un museo storico sulla deportazione e sui campi di concentramento nazisti della Seconda guerra mondiale. Inaugurato nel 1973, è composto da 13 sale, caratterizzate da luci ed elementi grafici particolari, tesi a creare un’atmosfera di impatto emotivo per il visitatore, basato su simboli e graffiti.