Tra i monumenti presenti nel nostro paese, ce n’è uno alle cui sembianze ormai siamo abituati, ma che in realtà è solo una parte dell’originale. Stiamo parlando del monumento ai caduti della Prima guerra mondiale.

Il progetto per un monumento ai caduti

L’opera ora si trova all’interno del cimitero locale, ma nel 1922 (1) quella stessa posizione era “il centro dell’aiola prospiciente l’ingresso del cimitero”. In quell’anno l’Amministrazione (2) propose al Comitato comunale costituitosi per l’erezione di un monumento ai caduti in guerra, la costruzione di un’arca monumentale nell’area d’ingresso al cimitero, ove raccogliere le salme dei defunti militari, e ”che di per sé avrebbe costituito il miglior monumento (…) tale progetto incontrò difficoltà sia dal lato tecnico sia per la spesa elevata che non si ritenne possibile per le finanze comunali”. Accantonata l’idea dell’arca, il comitato avanzò un altro progetto, comunicando al sindaco Raffaele Ramponi ”l’inizio dei lavori di scavo per le fondazioni del monumento per l’indomani”. Era il 20 aprile1922.

Il nuovo progetto era costituito da un basamento e una colonna in marmo, sormonta da una statua in grandezza naturale della Vittoria alata, opera dello scultore prof. Arturo Orsoni (3), e la spesa relativa alla sua esecuzione si aggirava intorno alle £ 45.000.
L’inaugurazione ufficiale ebbe luogo il 4 novembre 1922, stando alla data impressa sulla data del monumento ma rimandata, citando i documenti, “per molteplici circostanze” al 12 novembre. In questa occasione, vennero consegnate ad alcuni concittadini medaglie al valor militare.

Il governo fascista requisisce il bronzo

Con un rapido salto passiamo al 1940, quando dal governo fascista furono lanciate campagne per la requisizione del bronzo e di altri metalli necessari per produrre armamenti. Nel novembre 1940 sia la Sopraintendenza ai monumenti dell’Emilia Romagna che il Prefetto Salerno richiesero al Podestà di San Giorgio di inviare al più presto l’elenco dei monumenti in bronzo e parzialmente in bronzo. Una circolare ministeriale specifi cava che non si prevedeva la rimozione dei monumenti di particolare interesse storico-artistico, né quelli con più di 50 anni, né quelli costituenti oggetto di particolare attaccamento da parte della popolazione. Il prefetto avvertiva anche che venivano escluse dalla rimozione le opere in bronzo, anche se di pertinenza privata, esistenti nelle chiese e nei cimiteri. Purtroppo, tale monumento allora non era all’interno del cimitero, ma nell’area a esso prospiciente.

Il commissario prefettizio (4) che guidava il Comune di San Giorgio rispose immediatamente al Prefetto “che in questo Comune non esistono monumenti in bronzo, esiste parzialmente in bronzo il monumento ai caduti nel quale è in bronzo, sopra una colonna di marmo, solo la figura simbolica rappresentante la Vittoria alata in grandezza naturale”. Sono tante le comunicazioni successive che intercorsero tra Comune e Prefettura, per sollecitare o per sospendere la rimozione della statua, sino al 4 marzo 1941, quando dalla Prefettura arrivò l’ordine alla rimozione. Il successivo 2 aprile, giunse un telegramma della Presidenza dei ministri, con la definitiva autorizzazione per primavare la colonna della scultura bronzea che la sormontava.
Il 22 marzo anche l’Associazione nazionale Combattenti comunicava alle sezioni della Provincia l’elenco dei monumenti ai caduti, che la Presidenza del Consiglio dei Ministri aveva determinato potessero essere rimossi. Il nostro Comune appariva accanto ad altri 25, tra i quali i nostri confi nanti: Bentivoglio, Castel d’Argile e San Pietro in Casale.

Il percorso subì un’accelerazione, e il 5 maggio 1941 la statua venne rimossa ad opera della ditta locale del capomastro Alfonso Pancaldi (5). La pesa pubblica del nostro Comune rilevò una massa lorda di 3,40 quintali, per netto di 2,25 quintali, mentre verra riconosciuto un peso di 209 kg dalla ditta Tonolli & C., indicata da E.N.D.I.R.O.T. (l’ente distribuzione rottami non ferrosi) e incaricata dal Ministero per la fusione.

La statua della Vittoria rimase a San Giorgio ancora per alcuni mesi. Nell’ottobre del 1941, il Commissario prefettizio comunicava al Prefetto che “a seguito degli ordinamenti, il Municipio ha da tempo provveduto alla rimozione delle parti in bronzo del monumento. La statua rimossa non è stata ancora spedita alla fonderia in quanto si attendevano istruzioni in proposito…” Nel gennaio dell’anno successivo, il Comune, forse nel tentativo di trattenere la statua, comunicò al Prefetto: “(…) Essendo sorto il dubbio che la statua non fosse in bronzo, ne fu sospesa la spedizione per eventuali accertamenti. Essendo ora risaputo che la statua è di bronzo, questo Comune provvederà a spedire con sollecitudine il materiale proveniente dalla sua demolizione alla ditta segnalata.” La statua venne inviata alla ditta incaricata per la fusione per mezzo delle Ferrovie dello Stato, con una spedizione a piccola velocità. La lettera di vettura ci informa che la cassa contenente rottame di 260 kg di bronzo per fonderia partì dalla stazione di San Giorgio il 25 gennaio 1943, mentre il 12 aprile successivo l’ente ministeriale informò di aver regolarmente ricevuto il materiale.

La colonna resta spoglia

La statua non fu sostituita, nonostante le indicazioni ministeriali invitassero a farlo, suggerendo dapprima a tutti i Comuni di utilizzare un unico modello e successivamente, dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri venne la disposizione di “…studiare localmente, caso per caso, a seconda delle possibilità economiche e in rispondenza al valore artistico del monumento”.
Nel febbraio 1942, in seguito alla richiesta di informazioni da parte del Prefetto, si comunicava che “(…) non si è ritenuto adottare provvedimenti per la sostituzione con un’altra opera in quanto il monumento stesso non ha subito menomazioni sostanziali (…) e conserva ancora un suo decoro (…) Un motivo ancora è stato quello di rimandare la definitiva sistemazione del monumento ai caduti alla fine della presente guerra, in quanto è comunque desiderio della popolazione di erigere un monumento ai caduti della Grande guerra, della rivoluzione, della guerra di conquista dell’impero e della Spagna e della presente guerra mondiale, nella piazza prospiciente la nuova Casa del fascio di prossima costruzione.”

Note

1. Il cimitero è stato ampliato in diverse fasi successive, aumentando di volta in volta sia le diverse arcate dei portici sia la grandezza complessiva dei campi. Tali allargamenti, allora come oggi, sono motivati dalla necessità di costruire nuovi loculi, che nel tempo si rendono necessari.
2. L’Amministrazione citata è la prima amministrazione socialista di San Giorgio, eletta nell’ottobre del 1920, a guida del sindaco Raffaele Ramponi.
3. Arturo Orsoni (Budrio 1867-1928) fu uno scultore di formazione accademica, eseguì opere che si conservano in diverse chiese bolognesi e monumenti per la Certosa di Bologna. Nel 1893, eseguì il rilievo raffi gurante la ditruzione del castello di Galliera, per la scalinata della Montagnola.
4. In questo periodo erano già iniziate le intimidazioni fasciste, sia verso la popolazione che verso gli amministratori. Azioni che portarono alle dimissioni del sindaco, alla nomina di un commissario prefettizio e a nuove elezioni nel dicembre 1922, nel corso delle quali i fascisti, impedendo agli antifascisti di presentare proprie liste, ottennero la maggioranza.
5. Tre furono le ditte che presentarono un preventivo; oltre alla ditta citata, la ditta di Roberto Fiorentini e la Cooperativa muratori ex combattenti. presieduta da Luigi Fini.

Articolo pubblicato sul n. 4 de il Sangiorgese dell’anno 2008.